Qualcosa su di me
Dopo la maturità classica conseguita nel 1988 presso lo storico Liceo “G. Garibaldi” di Palermo, mi sono laureata con corso quinquennale in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione Facoltà di Magistero a Palermo nel 1995. Successivamente ho conseguito la Specializzazione quinquennale in Psicoterapia ad indirizzo Sistemico relazionale, presso l’Accademia di Psicoterapia della Famiglia Sede di ROMA. Ho fatto molte esperienze in ambito professionale nell’ambito formativo rivolgendo progetti a scuole ed enti preposti all’educazione e formazione di minori ed adulti e nella Progettazione Sociale per promuovere azioni di prevenzione e contrasto delle emarginazioni, minoranze e fragilità sociali. L’ambito giuridico è stato esplorato in esperienze diverse: dal Consulente del Magistrato in ambito minorile, al Perito presso la Sezione Penale del Tribunale di Palermo, al Consulente in ambito civile in caso di separazioni conflittuali con figli minori. Molto significativa è stata per me l’esperienza presso il Comune di Palermo in qualità di Mediatore Penale come facilitatore nell’incontro tra autore di reato e parte offesa promuovendo nuovi strumenti del paradigma della Giustizia Riparativa.
Sono Psicologa e Psicoterapeuta da 26 anni e negli anni sono stata e resto curiosa. L’attenzione va sempre più verso la relazione, la qualità della connessione che migliora la co-regolazione emotiva propedeutica a far sperimentare ai pazienti una condizione profonda e stabile di sicurezza.
Al di là dell’approccio ho sperimentato da dentro che è la relazione che cura. I modelli teorici, le metodologie, le tecniche, le prospettive si sono e si vanno integrando in una rete interconnessa chiara e complessa ed è con questa complessità che in modo semplice mi rivolgo ai pazienti.
Nella relazione terapeutica come terapeuta sistemico-relazionale, mi pongo come una sorta di regista, che si muove dentro e fuori la terapia. Cerco di promuovere un’esperienza emotiva, che permetta di risvegliare potenzialità presenti nell’individuo, nella coppia e nel sistema, rintracciabili nella sua storia e nell’esperienza differenziata di tutti i suoi membri. Questa esperienza condivisa, aiuta l’individuo, la coppia, la famiglia a riscrivere il copione della sua storia e dei suoi singoli membri e a dar vita a dei racconti personali. Il metodo di lavoro è quindi basato sulla narrazione.
La terapia ad orientamento sistemico-relazionale è una modalità di intervento mirata a fornire un aiuto efficace ed un sostegno emotivo a persone che stanno attraversando un periodo difficile della propria vita. Chi si trova in questo momento in una condizione di disagio (nella relazione di coppia, in famiglia, nel contesto lavorativo, nell’ambiente scolastico, nel rapporto con se stesso) e desideri cambiarla, o gestirla in modo più funzionale e sereno può considerare la psicoterapia come uno spazio elettivo, privilegiato e transformativo per chiarire, affrontare e superare le proprie difficoltà e ritrovare il proprio equilibrio, l’autonomia ed armonia interiore.
La terapia ad orientamento sistemico-relazionale si rivolge ad individui, coppie e famiglie. Un’altra applicazione importante di questo modello è nel lavoro istituzionale con bambini e adolescenti problematici, nell’intervento con coppie in crisi o in fase di disgregazione familiare e in situazioni di gruppi sociali svantaggiati o marginalizzati.
La terapia ad orientamento sistemico-relazionale prevede una modalità di lavoro basata sul colloquio faccia a faccia, in un ambiente gradevole, confortevole e curato in ogni particolare per stimolare i cinque sensi.
La prima fase della terapia, che in genere dura tre incontri, si pone come obiettivo la conoscenza reciproca e la focalizzazione del problema presentato. Al termine di questa prima fase faccio una proposta d’intervento personalizzata. A seconda delle problematiche presentate dal cliente e delle sue esigenze, concordo il tipo di percorso terapeutico più adatto e formalizzo con il paziente condividendolo con lui, il contratto terapeutico che specifica il setting, gli obiettivi terapeutici, la frequenza e durata degli incontri e l’onorario.
L’EMDR è un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti.
E’ un approccio psicoterapico interattivo e standardizzato, scientificamente comprovato da più di 44 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie inclusi la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto, i sintomi somatici e le dipendenze.
La terapia EMDR ha come base teorica il modello AIP (Adaptive Information Processing) che affronta i ricordi non elaborati che possono dare origine a molte disfunzioni. Numerosi studi neurofisiologici hanno documentato i rapidi effetti post-trattamento EMDR.
Il Brainspotting (BSP) è un nuovo approccio psicoterapeutico che ipotizza che il campo visivo
può essere usato per localizzare posizioni oculari correlate in modo rilevante ad esperienze interne neurali ed emozionali. Dopo che queste posizioni oculari, o Brainspot, sono localizzate, mantenendo la fissazione oculare, possono condurre alla guarigione ed alla risoluzione di materiale trattenuto profondamente nelle aree neurofisiologiche non verbali e non cognitive.
Il BSP utilizza, quali meccanismi operativi, sia l’attenzione focalizzata che la mindfulness focalizzata. Ha l’obiettivo di una piena, comprensiva scarica di attivazione trattenuta nella mente e nel corpo. Il BSP è un modello che incorpora l’attivazione sistemica e le risorse applicate basate su considerazioni diagnostiche e di sviluppo. Il BSP è un modello sviluppao in modo relazionale tanto quanto tecnico, con supporti sia filosofici che psicologici.
E’ un modello aperto, inclusivo e strutturato che invita il terapeuta a far uso della saggezza dei proprio studi ed esperienza pratica.
La mia esplorazione e ricerca continuano. Sono aperta e sempre grata di quanto la comunità professionale sia in grado di condividere e di quanto i pazienti quotidianamente mi insegnino.